La Terra, più o meno fino all’inizio del secolo passato, ha vissuto nel perfetto equilibrio dei suoi elementi. L’uomo moderno, però, ha avuto e sta avendo un impatto dilagante sui complessi meccanismi che la reggono, fino al limite di risultare dannoso. L’agire di tutti, nessuno escluso, sta lasciando per via diretta o indiretta una traccia: la chiamiamo “impronta ecologica“.

Le risorse naturali sono costantemente intaccate e l’inquinamento in costante crescita, poichè quella grande risorsa che è lo sviluppo tecnologico è troppo spesso orientata al soddisfacimento di bisogni che, a pensarci su, sono semplicemente falsi! Non è possibile deprecare il balzo capacitativo dovuto alla possibilità di usufruire di un device sempre connesso quale lo smartphone, principalmente in termini di informazione e condivisione del sapere. Ma quale pro nella corsa allo sviluppo di modelli sempre (di poco) più evoluti di anno in anno, se non quella di alimentare il mercato con un falso bisogno? Se “innovare” oggi vuol dire poter piegare lo schermo di un telefono, dove è finito il genio di Leonardo?

Cosa compriamo quando ci portiamo a casa ogni ultimo modello solo perchè è “out now”? Un involucro, che vuol dire idrocarburi; cavi, che vogliono dire rame; una batteria, che vuol dire litio; transistor, che vogliono dire silicio…Sono tutti materiali che hanno un costo in termini di risorse naturali, costo che possiamo quantificare.

L’impronta ecologica di uno smartphone, espressa in termini di consumo d’acqua e di suolo, è di 18 mq di suolo e 13 mc d’acqua. Non poco, se consideriamo quanti device possediamo e possederemo. Il nostro agire, per questo e molte altre cose, non è sostenibile. Ossia, come definizione vuole, NON stiamo “ottemperando ai nostri bisogni di sviluppo e progresso parimenti assicurandoci di garantire quelli delle generazioni future”.

L’idea è di approfondire questi temi, nell’ottica di un percorso di auto- ed etero-sensibilizzazione. La chiave sta nella corretta gestione di consumi & rifiuti, che punti ad alimentare un modello di economia “circolare” nel quale…tutto possa ritornare. L’utilizzo corretto della tecnologia ci aiuta a progettare la vita delle cose, effettuare un life cycle assessment che minimizzi o escluda il concetto stesso di rifiuto. Al contempo, l’agire corretto è vincolato alla tutela delle risorse e all’utilizzo razionale dell’energia, legato alla diffusione di fonti alternative che ci permettano di scongiurare l’inquinamento derivante dai combustibili fossili.

In sè, il termine Rifiuto è un imperativo presente: come tale è la semplice espressione di una volontà personale che può essere cambiata. Per la precisione, La possiamo sostituire con altri quattro termini , tutti in R:

Sorprendentemente, anche per quanto riguarda l’energia la chiave è “in R”: RINNOVABILE!