Il termine “emergenza” non deve richiamare quel tipico modo, tutto giornalistico, di puntare l’attenzione su una questione da accantonare il giorno dopo per dar retta alla prossima “emergenza”. Evitando a tutti i costi la retorica, bisogna essere consapevoli che la società si trova a dover porre rimedio ad un forte scompenso, scientificamente comprovato, in base al quale l’unica conseguenza sarebbe il suo stesso collasso. Stiamo, purtroppo, concorrendo al disequilibrio delle condizioni che hanno permesso lo nascita della civiltà sul pianeta Terra.

Ormai troppo abituati a pensare che il suolo sia fatto di asfalto, abbiamo dimenticato che la Terra è un ambiente in cui precisi fattori, interconnessi fra loro in maniera ideale fra infinite combinazioni possibili, hanno provvidenzialmente creato le condizioni per lo sviluppo della vita nelle sue varie forme. Sarebbe bastato poco, solo un pò più vicini al Sole, per avere un altro globo incandescente a cui nessuno avrebbe potuto dare un nome.

Uno di questi fattori è l’atmosfera. L’atmosfera è un involucro gassoso che avvolge la Terra, trattenuto dalla sua attrazione gravitazionale, con una composizione stratificata della quale non è univoco definire un confine netto (a 100 km di quota siamo allo 0.00003% della pressione atmosferica sul livello del mare, -tant’è che negli anni ’60 il distintivo di “astronauta” veniva conferito ai piloti collaudatori che volavano con gli aereorazzi al di sopra di 80 km s.l.m.- eppure lo strato più esterno, la ionosfera “esosferica”, arriva fino a 1000 km di quota s.l.m.).

accurata ricostruzione dell’ascesa stratosferica di un aereorazzo N.A. X-15_dal film “First Man”.

Ci basti comunque ricordare che, a 15 km s.l.m., termina lo strato che ci circonda e nel quale si sviluppano tutti i fenomeni meteorologici: la Troposfera. L’aria che respiriamo nella troposfera ha una composizione chimica ideale. La nascita della vita degli organismi ha richiesto grandi quantità di anidride carbonica e composti carbonati, ma è l’ossigeno a sostenere il metabolismo del regno animale. Lo sviluppo di organismi fotosintetici (il regno vegetale) ha reso costante la produzione di ossigeno a partire dalla CO2. Quest’ultimo, nella forma allotropica di ozono, ha prodotto la formazione di uno “schermo” stratosferico per le, dannose, radiazioni UV del Sole.

Si è ha assunto il meraviglioso equilibrio all’interno del quale si sono create le condizioni per lo sviluppo della vita intelligente, fino ad arrivare all’uomo: AZOTO 78%; OSSIGENO 21%; ANIDRIDE CARBONICA (+ altri gas) 1%.

L’emergenza sta nel fatto che stiamo alterando questo equilibrio.

L’EFFETTO SERRA

Bisogna a questo punto considerare un altro dei fattori fondamentali: la radiazione solare. Si tratta di una forma di energia radiante, adeguatamente rappresentabile tramite una funzione d’onda (una sinusoide), e dotata di uno “spettro”, ossia il dominio delle molteplici frequenze che essa può assumere. Per avvicinarci al concetto di spettro possiamo pensare all’arcobaleno, ossia a quel fenomeno dovuto alla rifrazione in cui la luce solare viene scissa nei colori corrispondenti alle differenti frequenze di oscillazione,nella banda del visibile, delle particelle che la compongono .

spettro elettromagnetico

Ci basti ricordare che, come accennato, l’atmosfera “filtra” la radiazione solare. Lo fa con la banda nell’ultravioletto, ad esempio, che viene assorbita nella stratosfera grazie allo strato di ozono. In generale, l’atmosfera è opaca a diverse lunghezze d’onda. Pensiamo ad una superficie completamente nera: sperimentiamo ogni giorno che essa è assorbente rispetto ai raggi solari, diventando più calda di una superficie trasparente, che li trasmette completamente, di una superficie riflettente, che li riflette mutandone la direzione e di una superficie opaca, che fa un pò tutte queste cose.

E veniamo al dunque: alcuni gas, come l’anidride carbonica, rendono l’atmosfera assorbente rispetto ad una considerevole parte dell’infrarosso della radiazione solare. Tali gas assumono il nome di GAS SERRA perchè, trattenendo la radiazione con la propria energia termica, AUMENTANO LA TEMPERATURA MEDIA DEL PIANETA determinando lo stesso EFFETTO che si creerebbe in una SERRA.

rappresentazione dell’EFFETTO SERRA

Stiamo alterando l’equilibrio atmosferico, emettendo grosse quantità di gas serra che causano l’aumento della temperatura media del pianeta Terra. Il problema riguardante tale aumento di temperatura a scala globale è noto universalmente con il termine di Global Warming (in italiano: RISCALDAMENTO GLOBALE).

LE 5 “W “ DELL’EMERGENZA

Capito di cosa stiamo parlando, facciamoci delle domande. Precisamente, ci faremo le classiche 5 domande “in w” che permettono di avere la piena comprensione di qualunque argomento di cronaca.

  • WHAT? Quali sono i gas serra?
  • WHO? Chi emette i gas serra?
  • WHEN? Quando è diventato noto il global warming?
  • WHY? Perchè è necessario fermare il global warming?
  • WHERE? Dove bisogna intervenire per fermare il global warming?

SERVE UN’AZIONE GLOBALE

I tempi sono stretti. Per analizzare un cambiamento climatico apprezzabile sono necessari 30 anni di rilevazioni, ma l’azione che la società deve effettuare ha bisogno di essere immediata. Lo dice l’I.P.C.C. (il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Lo gridano le evidenze, osservabili da ciascuno di noi. Lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello del mare, l’alterazione gli ecosistemi, la perdità di biodiversità: tutto questo pone a rischio la civiltà per come la conosciamo.

Restano circa 10 anni per provare a mantenersi entro il tetto di +1,5 °C di riscaldamento globale. Dopodiché, anche soltanto mezzo grado di aumento delle temperature comporterà conseguenze devastanti per i ghiacci, i raccolti e gli ecosistemi, a cominciare da inondazioni, siccità, perdita di specie e povertà diffusa .

la situazione allo stato attuale

La COP è l’organo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici , il trattato che conta l’adesione di 196 paesi e aperto alle firme durante il Summit della Terra. Essa si riunisce in periodiche conferenze, che hanno il compito di portare avanti i compromessi negoziali tra i paesi per cercare di contenere e ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera e contrastare così il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici.

FOCUS: LA DEFORESTAZIONE

Oltre a volgere a forme di mobilità alternativa, oltre a ricorrere alle energie rinnovabili, oltre a provvedere alla tutela dall’inquinamento, possiamo fare affidamento sull’appoggio della stesso pianeta Terra, che ci offre i suoi carbon sinks: i “serbatoi” naturali di CO2. Gli Oceani, i Suoli, e le Foreste sono in grado di immagazzinare una grande quantità di anidride carbonica, contribuendo a far sì che l’equilibrio rimanga inalterato purchè anche l’uomo faccia la sua parte.

Boschi e foreste, in particolare, poichè composti da organismi fotosintetici, sono un importantissimo strumento di compensazione. Nel bilancio globale espresso in carbon footprint, ossia nell’incidenza (+) dei gas serra espressi in unità di CO2 equivalente (ad esempio, 1 t di metano equivale a 21 t di CO2, poichè possiede un più alto potenziale climalterante), la crescita di un albero (biomassa) ha un valore (-), cioè compensativo dell’emissione.

Un contributo immenso a livello climatico, che si aggiunge a ogni altro valore (ecosistemico, paesaggistico, sociale, economico, vitale!) rappresentato dai boschi e dalle foreste. Purtroppo non lo valorizziamo adeguatamente, anzi interveniamo negativamente anche su questo aspetto dando vita al fenomeno, tutto antropico, della deforestazione.

Gli alberi sono le colonne del mondo.Quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati,il cielo cadrà sopra di noi.

proverbio Sioux

La deforestazione consiste nel prelievo indiscriminato e massiccio delle risorsa forestale da parte dell’uomo per ragioni concernenti il suo utilizzo o lo sfruttamento del suolo derivante dal completo abbattimento delle piante. Abbiamo parlato di gestione sostenibile del bosco: la deforestazione è il suo esatto contrario. Questa incivile pratica, operata in molte zone del mondo al riparo da norme e legislazioni (l’Amazzonia ne è un esempio), sommata alla piaga degli incendi boschivi (altra inciviltà di natura tutta antropica, con cui spesso va in tandem) contribuisce ad esacerbare l’alterazione climatica in corso.

É uno spaventoso rincorrersi di conseguenze: la deforestazione non permette di stoccare CO2 e la carbon footprint si innalza = il riscaldamento globale non si placa e continua ad aversi un’estremizzazione dei fenomeni meteorologici = la risorsa suolo, non più preservata e alimentata dalla presenza del bosco, viene anch’essa intaccata: si da luogo ad un ulteriore piaga: la desertificazione.

diagramma di flusso dell’emergenza in corso

La desertificazione non deve essere intesa come la “formazione di deserto”: quest’ultima può ritenersi soltanto la punta dell’iceberg. Essa deve essere intesa come la perdita di suolo coltivabile e di vegetazione, che avviene in taluni contesti per effetto della deforestazione, degli incendi boschivi e dell’estremizzazione dei fenomeni meteorologici, i quali prendono la forma di periodi siccitosi alternati a precipitazioni di intensità straordinaria in grado di produrre l’erosione dei suoli. Quest’ultima determina tutta un’altra serie di conseguenze a scala di bacino idrografico!

Le zone climatiche sub-tropicali sono maggiormente sensibili alla desertificazione. In particolare nell’area mediterranea, dove sono presenti zone naturalmente aride (cioè soggette ad irraggiamento costante e poca umidità), ampie porzioni di territorio risentono della problematica. Non solo, la crescita delle temperature medie (con inverni sempre più miti e con frequenti “ondate di calore” estive) determina una progressiva traslazione in quota degli orizzonti fito-climatici.

classificazione fito-climatica di Pavari

Le zone fitoclimatiche sono funzione del clima e della geografia di una determinata zona. Esse comprendono le specie vegetali arboree la cui crescita è influenzata dai parametri meteorologici (temperatura e piovosità) tipici della zona alla quota di riferimento Nell’area italiana centro-meridionale, ad esempio, il Lauretum (la zona fito-climatica delle specie dell’ Oleo-Ceratonion e della Macchia Mediterranea), molto esposto a fenomeni di desertificazione, tende a occupare quote sempre più alte dei piani altitudinali. L’alterazione climatica modifica dunque anche il paesaggio.

Il metodo più efficacie per contrastare tutto questo, è prevenirlo. Ma laddove bisogna intervenire attivamente si può agire con il rimboschimento. Piantumazioni scelte criterialmente (un suolo arido non può che accogliere specie pioniere che possano “preparare il terreno” per specie meno frugali), gestione sostenibile mediante selvicoltura sistemica, difesa della risorsa: è il modo con cui rimediare ai nostri stessi danni.